Questa
piccola vita ancora non sa
Ancora
aspetta
E guarda
ancora con occhi sgranati
Guarda quel
piccolo cuore
Gonfiarsi e
sgonfiarsi
Respirare
Respiro il
tempo e respiro la vita
Ad occhi
chiusi sopra le cose
Sopra le
illusioni e l’incapacità
Inconsapevole
e colpevole
Inebriata, a
volte, di sole e di vento
Di voci
straniere
Misurando i
passi come chi non sa
E studia
scrupolosamente quelli di chi
Più abile
ormai nei movimenti
Vola
piuttosto che camminare
…
Ogni tanto,
anche io, mi sorprendo a volare
Ma tra i
legami che trascinano a terra
Come pietre
pesanti
Esiste uno
spazio, un tempo ed un luogo
Che non ho
accettato, che non ho capito
E ho avuto e
ho ancora, bisogno di aria
E bisogno di
tempo
…
E quindi
fuggo
Distrattamente
Dai miei
pensieri
Arroccata
nelle cose di ieri
Fuggo per
non arrivare, guarda:
Sto correndo su quel campo dove
sorgevano un tempo le tue lusinghe; ripercorro ogni parola, tra un rovo di
spine e una baracca in disuso…un tempo in questo luogo c’era molto da fare: un
gran traffico d’emozioni, che per errore sono state fatte gocciolare attraverso
tempi dalle maglie troppo larghe. Resta dunque un cimitero per le tue parole
morte, che celebro ogni tanto, nella mitizzazione di un passato che non è mai
stato…
…
Sono ben
poca cosa
Queste tue
mani sottili, questo tuo naso ingombrante
Eppure… mi
sono vista affannarmi a compiacerti
Saltellando
in punta dei piedi intorno al tuo altare
Cercando di
farmi notare
E
ancora come una pazza mi muovo
Alla ricerca
di qualcosa che penso di avere perso
Ma che non
sono sicura di avere mai avuto
Senza sapere
dove
Senza capire
come
A tratti un
temporale mi scuote le spalle
E tu sei
così lontano che dispero poterti vedere ancora
Ma aspetto
…
Aspetto che mi porti in quella tua
casa in montagna, o che andiamo al mare, tra gli scogli di amalfi in novembre. Io
ancora aspetto, fiduciosa, che tu mi prenda tra le braccia e si compia, ancora
una volta quella magia: il mio corpo che si rilassa, mentre chiudo gli occhi e
scopro che tutto va bene, è la rivelazione che si compie ogni volta; che sia in
un prato o in mezzo alla navata di una chiesa, le tue braccia mi tengono stretta
in un calore che non avevo mai conosciuto, per un tempo indicativamente
interminabile.
...
...
E dunque io
Insensatamente
Ti aspetto
ancora.
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