domenica 22 marzo 2009

Quindi Sono Sveglia Adesso

Certo, non servono molte parole.

Tempo di riflettere.

In “intranquilité”.

Sono sveglia adesso.

Ma nel momento in cui ho preso sonno qualcosa mi è sembrato ancora acerbo per cadere. Mi sono sconvolta all’idea che fosse già marcio qualcosa che credevo acerbo.

Qualcosa è caduto, oltre alle mie poche certezze. È caduta la routine quotidiana di una sfoglia di seta ormai logora.

Ma non per questo mi sento sconfitta,

non per questo mi sento ferita,

non per questo mi sento di dire che sia finita.

L’amore è lì, bello come prima, più grande che mai, strano come non mai.

Se c’è qualcosa che andato storto non è colpa di nessuno, e di tutti e due. Ed ecco che ritrovo in una solitudine un poco dimenticata quella delizia di descrivere, di immaginare cercando di ignorare di essere qualcosa di diverso dall’invisibile.

Eppure qualcosa ci manca.

L’insofferenza, quella invece, non ci ha mai abbandonato. Maledetta!

Appena grande vorrò fare qualcosa, appena grande vorrò fare di più…

Eliminare il quesito e vivere senza porsi domande non è mai stato il mio forte, devo capire e arrovellarmici sopra un bel po’ prima di capire che è stato tutto inutile, e che bastava sorridere di più, e mandare al cesso gli ingombri inutili.

Poi però ti interroghi sul “non poteva essere altrimenti se è andata così”…si perché in effetti c’avete mai pensato all’eterno ritorno? Insomma non c’è la macchina del tempo che ci permette di ricomporre gli errori passati, che crediamo tali, ma non siamo nemmeno sicuri che se potessimo tornare indietro FAREMMO VERAMENTE LE COSE IN MODO DIVERSO.

Io per conto mio non ci credo nemmeno un po’.

E infatti guardo al futuro per quello che vedo: una pagina, anzi migliaia di pagine bianche che piano piano riempirò di me e sporcherò di vita.

Certo che gli errori servono, fanno crescere e maturare…………………… alla fine ti fanno anche marcire se applichiamo la metafora fino in fondo però!

È dopo questo sprazzo di lucida cazzata che ritrovo un po’ me stessa.

E forse capisco che in fondo non c’è niente di male ad essere come sono, ché certo mi piacerebbe tanto essere perfetta, avere rapporti perfetti, non dire mai niente di sbagliato ma niente…poi dopo cinque minuti mi romperei le palle dalla noia molto probabilmente.

Ogni cosa che sono mi cambia, ma non fino in fondo, se mi prendi e mi spogli delle maschere inutili che ti propino mi ritrovi come a cinque anni, con la faccia incazzata e gli occhi curiosi. Appena ritrovo quella foto te la scansiono e te la faccio vedere, visto che siamo nell’era dell’immagine mi pare giusto non ammorbarti solo con le parole, ma anche con quel tanto invadente consumo di colori e luci. Sono io quella lì. Non è che sono sempre incazzata, mica volevo dire questo. Però se tu inciampi nella mia vita devi sapere, è anche giusto che tu sappia un po’ chi sono…se vuoi venire a scoprirlo. Non volevo nemmeno dire che TI COSTRINGO a scoprirlo. Se vuoi vieni qui e lo scopri, sennò va’ a farti fottere. Perché capito, quando si è un po’ così alla fine si arriva agli estremi dell’incuranza e della ricerca di perfezione.

Contraddizione a prescindere.

Tutto ciò per dire che alla fine sono d’accordo con te, che era giusto così e che quello che ti ho detto non cambia, sono d’accordo con le mie idee sulla vita e sull’amore, sono anche contenta di averti trovato, sai chi sono e io so che tu mi conosci abbastanza bene da capire che ho bisogno di tutto questo diluvio di parole in apparenza inutili forse, ma certo non per me.

E poi c’è la mia vita, che è solo mia.

Questo ancora lo devo capire un po’ meglio.


Però ho avuto un’illuminazione scrivendo questa frase: non è caduto qualcosa di acerbo, ma non era nemmeno già marcio! È che la metafora deve cambiare, non si può vivere di arbusti e piante da frutto per tutta la vita, ci piace la carne e non siamo per niente vegetariani!!

Io credo che in questo tempo la mia percezione delle cose si sia affinata, diversificata, forse migliorata, devo lasciare andare i momenti passati e le emozioni, devo affrontare quelle pagine bianche. Normale è tutto ciò che mi rappresenta, anche se mi sembra strano.

Quindi sono sveglia adesso, tra infinite contraddizioni cerco un mio io mitico e perpetuo, la parola fine la scrivo io, se ne ho voglia, quando ne avrò voglia, ora bisogna ancora arrovellarcisi il pensiero. Felice o no, non lo so, so che va bene però. Accettare i cambiamenti non dovrebbe significare niente di più di quello che è, di per se, andare avanti. Un po’ ne siamo tutti costretti, questo è vero, però inutile è cercare la famosa macchina del tempo. E poi noi siamo stati troppo frettolosi in passato, la conoscenza della nostra vita dipende dalle esperienza che facciamo e c’era una parte di noi che non avevamo conosciuto né forse capito appieno. Ed era la parte di noi prima che ci conoscessimo, le nostre sbronze e le nostre evoluzioni personali e sessuali, sociali e psicoanalitiche. Io e te, stavolta, abbiamo la possibilità di conoscerci diversamente, a tutto tondo in un certo senso, se lo vogliamo. Solo così, solo lasciandoci liberi a questo punto, possiamo farlo. Ho cercato di spiagare perché SENTO che è necessario, e che ancora una volta sono d’accordo con te. E la buonanotte la prossima volta la dedicherò a me stessa, e il buongiorno a tutti quanti gli altri, te compreso, amore mio grande, mio primo grande amore, con serenità ti lascio andare via, ti porto con me, e so che tu mi porterai con te.