lunedì 30 luglio 2012

il riso e il pianto hanno un suono simile, se non le vedi occhi e labbra potresti confonderli

Ci sono situazioni da capire e ci sono situazioni da scoprire, parole da dire e parole da pubblicare. Cose da dire a bassa voce, sussurrate all’orecchio, e parole da pensare sperando che vengano sentite da orecchie allenate. Ci sono sempre io davanti allo specchio, che mi confronto e mi confondo, come sempre, ma così mi rassicuro, anche se questo consiste nel constatare che sotto ai miei piedi c’è come al solito una specie di burrone. Sono sempre io che cerco le mie ali, e costantemente sforzo tutti i muscoli del corpo per trovare quel limite, che ormai temo di non avere, ma che continuerò a cercare, per avere un maledetto scopo nella vita. E torno a casa e mi guardo intorno, guardo le tue mani, nonna, piccole e bianchissime, mentre le tengo tra le mie accompagnandoti verso il tavolo da pranzo, e mi guardi e mi dici che hai fame e che mi state aspettando da tanto, da troppo tempo. E così almeno mi sento carica di senso, mi vedo attraverso i tuoi occhi anziani che mi sorridono e mi dicono “andrà tutto bene, andrà tutto bene”, mantra ripetuto e recitato solo da chi ormai lo sa, che è proprio vero, che andrà tutto bene. Perché, perché va bene in ogni caso? E perché dovrei avere paura della morte? Mi sento priva di difese, mi sento cedere all’evidenza degli stati fisici semplici, e mi sembra che non ci sia cosa migliore che io possa fare, per essere al sicuro.

sabato 14 luglio 2012

equilibrio



C’è una scala che regge un telo, sul mio balcone, in modo che mi faccia ombra nelle ore più calde del giorno. L’ho messo io, e per farlo reggere ho messo le mollette dei panni, e l’ho fissato così precariamente anche al tubo dell’acqua e alle ante di legno degli scuri. È il telo arancione che uso per i pic nic, o per rivestire il materasso rovinato che sta sul bancale esterno a mo’ di divanetto. L’ho comprato a Terni quel telo gigante, l’ho preso con mia mamma il primo anno che sono venuta a vivere a Roma. Si è sempre rivelato essere una delle cose più utili e versatili che abbia mai avuto. Ora lo vedo volteggiare a seconda di come soffia il vento, ma nella sua precarietà è da stamattina che si tiene in equilibrio. Alcune volte qualche molletta salta, ma che importa? Ci sono qua io a prendermene cura e a rimetterlo a posto, le poche volte che ce n’è bisogno. Mi sento come quel telo, precaria come lui, tenuta in piedi per i capelli, da mani invisibili che hanno cura di me. Grazie del sole, del cielo azzurro, del vento tra i capelli, e dell’equilibrio che c’è, anche quando non sembra.

lunedì 2 luglio 2012

LUGLIO

si arroventano i pensieri
sotto questo sole di luglio

mi concentro per capire
ma riesco solo a sentire
un progressivo cedere
mi arrendo a questo abbraccio
e faccio quello che posso
per esporre al calore
tutta la pelle che ho