giovedì 25 novembre 2010

C'è bisogno d'amore

Tra i ricordi c'era lei
tra il mare e la pioggia
il fango e la spiaggia
fatta d'abitudine
bella
in fondo all'abisso
Lei, come uno di quei venti
di cambiamento
distruzione, rinnovamento
E' occhi e mani
calde
sulle tue spalle
Amore non voluto
troppo desiderato
E ancora non sai
se uccidere o pregare
E ancora non sai
se c'è una differenza da trovare

domenica 14 novembre 2010

andiamo, andiamo.

Ho bisogno di mettere dei punti, ogni tanto.
E tu…tu…
Puntini per esprimere quello che non si può più dire, che non è possibile dire perché sarebbe troppo lungo spiegarli tutti, i puntini.
E ieri. E oggi… e domani. Titolo di un film, coda scaduta, poltrone rugose e vuoto e freddo e tu che in fondo in fondo mi stringi ma non so se per proteggermi o per fare l’amore...
Fermarsi a guardare i se, inconsistenti come sabbia.
Ogni ragione degli sguardi di ieri crolla come la prima repubblica sotto le bombe di un’effimera rivoluzione troppo debole per affermarsi, ma abbastanza travolgente da raschiare al suolo ogni cosa, e far si che si possa ripartire da zero.
Dopo la botta mi sono svegliata col malditesta, una cavalleria di puntini in testa che picchiavano duro e sono stata sballottolata in alto mare.
Dimmi dove sono, dimmi chi sono.
Con animo puro, la mente sgombra e con voglia di dare, il rito si compie attraverso la nebbia, che oscura il passaggio e non fa dormire.
Densità di messaggio, ridondanza di spiccioli, colori caldo-scuri, estati autunnali. Piogge chilometriche confondono le orme e il passaggio resta da ricordare e basta. Le proporzioni della macchina ce le devi avere bene in testa, e autocad non capisce un cazzo di disegni a mano.
La vera rivoluzione è che la coperta mi è scivolata dalle spalle e non sento il bisogno di rimetterla, sento il calore che mi scende dagli occhi, lucidi di pianto.
Il freddo c’è ancora intorno a me, ma non saprei dire… o non c’è più conduzione, oppure il mio calore è più forte e lo sta scaldando: speriamo diventi tiepido.
Risate. Abbracci. Violenti messaggi. Tipico dolce autunnale sfumato e attutito nel suono dall’ovatta tra le tue dita.
Tra le mani hai dell’olio e mi prende la malinconia perché tu sei tu e sei uguale a ieri e io vorrei che fossi sempre tu, ma senza ieri. Anche senza domani, solo con oggi, adesso, con tanto affetto, baci e saluti, dalla tua carissima… A presto.
Infilo la porta, ascolto Flaubert, vado a tossire e scaldo il pc. Rituali di passaggio, infinita grandezza e piccole cose. Piscio di cane in naftalina e secolari cazzate mediate d’istinti.