domenica 26 aprile 2009

Leggerezza mentale

Momenti nuovi e strani, regalati dalle persone più impensate, riempiono di mille colori diversi.

Colori che si fanno vivi nella tela dell'imaginazione ma che rimangono sterili nella realtà che si usa chiamare concreta.

Parole su parole assordanti di niente, frasi e gesti.
Delle prime rimane ben poco, e tuttavia qualcosa rimane.
Dei secondi rimane il ritmo e la passione, il colorare con gesti immaginari l'aria nel vuoto accanto al finestrino del treno, che ci fa passare davanti, in rassegna veloce, colline che sanno di corpi morbidi e distesi, accarezzati da mani febbrilmente in movimento.

Quelle mani, sembrano cariche di un eros passionale e profondo, e lo diventano in tutta la loro concretezza nella dimensione nascosta tra i pensieri....vediamo il fumo di una sigaretta accesa...mentre un corpo, piano, si avvicina...la mano lo prende...lo fa suo...e tutto diventa liquido...

Oppure in un'altra delle stanze di questa dimensione di iper-realtà, vediamo due luci brillare sopra una luna a metà, due occhi e un sorriso di semisconosciuti abitanti del destino, mettono a dura prova questa famosa insostenibile leggerezza dell'essere...

Velata di un sottile strato di tristezza, la vita va avanti nel grigio torpore di stati fisici quasi sempre indesiderabili.
Aspettando con pazienza i rari istanti di pura gioia metafisica farsi spazio nella mente, attraverso la penna e sulla carta, pensando e godendo del pensiero.

Arriveranno mai, istanti di vita reale, a toccare delle corde tanto profonde, a farti vibrare di pura vita più di questi, banalmente chiamati, pensieri?

lunedì 6 aprile 2009

From Shakespeare...with Love

Dovete considerare tutti voi che anche se è vero che un blog dovrebbe contenere forse solo i propri scritti, perché altrimenti copiare e incollare scritti di altri sarebbe troppo facile, inutile oltreché logicamente banale, il prendere ogni tanto a servizio delle proprie emozioni parole scritte da illustri personaggi, potrebbe essere lecito.
Con questo incipit mi assolvo la coscienza dal fare questa cosa che comunque cerco sempre di evitare, perché prendere in prestito parole d'altri significa non fare sufficiente attenzione alle proprie parole, e a quell'unicità che spesso racchiudono, anche se i concetti che esprimo sono triti e ritriti...
Tuttavia, stamattina sono inciampata in un libricino di poesie di Shakespeare, regalatomi un paio di anni fa da una persona molto speciale...insomma, vado lì ad aprirlo a caso e vedi un po' cosa trovo...

SONNET CXIII

Since I left you, mine eye is in my mind,
And that which governs me to go about,
Doth part his function, and is partly blind,
Seems seeing, but effectually is out:

For it no form delivers to the heart
Of bird, of flower, or shape which it doth latch,
Of his quick objects hath the mind no part,
Nor his own vision holds what it doth catch:

For if it see the rud'st or gentlest sight,
The most sweet favour or deformed'st creature,
The mountain, or the sea, the day, or night,
The crow, or dove, it shapes them to your feature.

Incapable of more, replete with you,
My most true mind thus maketh mine untrue.

Ecco bhè...volevo condividerla, perché è veramente bella, e mi piacerebbe anche se qualcuno ne volesse discutere...come non detto...non si alza mai una foglia di vento...vi va di discuterne? dai dai dai!!!