Hai cambiato idea, cara amica. Scusami,
mi permetti di chiamarti così?
Anche se davvero credo di non
averti mai vista in faccia, e che i tuoi capelli rossi intravisti in foto erano
solo un riflesso dei miei, e la tua voce solo un’intuizione, e attraverso di
lei anche l’immaginarmi i tuoi occhi.
Ti ho costruita nella mia testa e
mi hai fatto paura, in un primo momento. Non volevo. Non dovevi. Non c’era
bisogno.
E invece sì. Non ricordo quando
né in quale stato mentale, ma ho preso coraggio e ti ho fatto diventare reale. E
tu sei proprio come me, cara amica. E sì, continuerò a chiamarti così.
Ti ho ritratta forte e
coraggiosa. Saprai di certo cosa fare, per non morire soffocata da croci che
non meriti.
Eccolo, il mio consiglio non
voluto, temuto come le mie labbra a venti centimetri dalle tue, e i nostri
occhi che si guardano fissi. Spaventate e tremendamente vicine e dannatamente distanti.
Ma io davvero ho chiesto aiuto e ringrazio. Ma io
davvero sono commossa a guardare quei pezzi di vetro, sanguinanti come le
nostre mani, con i riflessi dei nostri giovani visi di donne.
Solo una cosa volevo dirti: sii
forte, perdonati sempre, amati, trattati bene. Sempre, con affetto, tua G.