domenica 29 aprile 2012

tu, io, noi.


Hai cambiato idea, cara amica. Scusami, mi permetti di chiamarti così?
Anche se davvero credo di non averti mai vista in faccia, e che i tuoi capelli rossi intravisti in foto erano solo un riflesso dei miei, e la tua voce solo un’intuizione, e attraverso di lei anche l’immaginarmi  i tuoi occhi.
Ti ho costruita nella mia testa e mi hai fatto paura, in un primo momento. Non volevo. Non dovevi. Non c’era bisogno.

E invece sì. Non ricordo quando né in quale stato mentale, ma ho preso coraggio e ti ho fatto diventare reale. E tu sei proprio come me, cara amica. E sì, continuerò a chiamarti così.
Ti ho ritratta forte e coraggiosa. Saprai di certo cosa fare, per non morire soffocata da croci che non meriti.
Eccolo, il mio consiglio non voluto, temuto come le mie labbra a venti centimetri dalle tue, e i nostri occhi che si guardano fissi. Spaventate e tremendamente vicine e dannatamente distanti. 

Ma io davvero ho chiesto aiuto e ringrazio. Ma io davvero sono commossa a guardare quei pezzi di vetro, sanguinanti come le nostre mani, con i riflessi dei nostri giovani visi di donne.

Solo una cosa volevo dirti: sii forte, perdonati sempre, amati, trattati bene. Sempre, con affetto, tua G.

mercoledì 18 aprile 2012

che stupido il mio cuore
quando non vuole sentire ragione
e testardo si attarda
a pensare l'attesa
come la madre incinta
che attende
tra l'ansia e la gioia
di un pensiero quasi mistico
il suo bambino

che sciocco il mio cuore
quando sente d'avere ragione
facendo a pugni con la ragione
in un ring nel quale i due pugili
sono io e provo dolore
per l'uno e per l'altro
e comunque sempre
nell'attesa di qualcosa
che qualcuno vinca
che qualcuno perda
e che torni la pace

giovedì 12 aprile 2012

puntoquattro

dimmi che ci sei e che mi vuoi ancora
dimmi che sei vero e che mi tieni la mano

che non sono solo vecchi tramonti
o gocce di latte perdute nel lavello

le mattine che ti svegli
e che non mi trovi accanto


(scritto centocinquantanni fa, scherzo ma comunque almeno dieci anni fa)

sabato 7 aprile 2012

Libertà (?)


Libera
È così che ora mi sento
Come strumento nelle tue mani
Ho lasciato  che mi suonassi
Mi sono lasciata esplorare a fondo
Ti ho permesso di suonare tutto
Perfino le corde più nascoste
Mi sono abbandonata
Al gioco sapiente delle tue mani
E posso dire che insieme
Siamo stati straordinari
In fondo a quel lago nero
Che ci stava soffocando
Alla fine, in qualche modo
Che non so bene spiegare
Tu hai smesso di suonarmi
Io ho smesso di concedertelo
E siamo tornati ad essere due
E io per conto mio
Mi sento di nuovo
E ancora una volta
Libera