domenica 26 settembre 2010

Il tizio sconosciuto stava lì che mi osservava

Il tizio sconosciuto stava lì che mi osservava con quegli occhi curiosi e insinuanti, mentre parlavo con qualcun altro, di uno qualunque degli aspetti della questione imbarazzante. Il tavolino di legno stretto e corto, con i suoi disegnini incisi sopra, le impronte dei bicchieri del gruppo di prima, i rimasugli delle patatine fritte, la tazzina con ketchup e maionese, tutto questo in un microscopico intervallo di spazio, ci divideva gli uni dagli altri. Ma le sedie alte ci riportavano come il riflusso delle onde, a protenderci in avanti, i gomiti sul tavolo e le mani sul mento, in posizione di ascolto e intimità, anche a proteggerci dal mondo intorno, raggomitolati sui nostri discorsi, stavamo lì e parlavamo di cose mentre i nostri occhi parlavano di noi. E la mia voce flebile faceva appena in tempo a raggiungere l’ascoltatore più vicino, che infatti sembrava capire quello che dicevo, vi sia di testimonianza che mostrava di disapprovare tutte le mie scelte, come forse avrebbe fatto qualsiasi persona sana di mente. Ma il tizio sconosciuto si capiva che non capiva, e mi guardava con quello sguardo obliquo, un ricordo vago di qualcosa di simile ad un sorrisetto malizioso, come a dire: “non mi freghi, io la so lunga, le tue ingenuità mi fanno ridere”. A questo punto, di fronte a persone così, mi capita sempre di imbarazzarmi, per quello che hanno negli occhi, per quel segreto che sembrano nascondere, quella saggezza che a me manca, e dio come vorrei afferrarle per le spalle, e scuoterle e minacciarle di dirmi tutto ciò che sanno su di me, perché, mi dico, non è giusto che loro sappiano così tanto e io così poco.
Non so quando è successo di preciso. In quale punto del flusso incostante e interrotto di chiacchiere che ci hanno portato via sei ore della notte, chiusi in un pub, attorno al piccolo tavolino di legno, farfugliando discorsi tra persone semi-sconosciute, che mi sono divertita a mescolare insieme come quando leggi una ricetta di cucina fino a metà, poi ti stufi di seguire le regole e fai di testa tua, sperando che non scoppi la rissa, come ogni tanto accade, e una serata al circo massimo ne è la prova. Ma ieri sera non so perché la ricetta è andata bene, le tre donne e i tre uomini che si trovavano al tavolo hanno magicamente trovato un equilibrio, e i discorsi si incrociavano, e noi stessi ci spostavamo attorno a tavolino, per seguire l’indole del momento, come se eseguissimo una danza tutt’attorno: qualcuno si è scambiato per seguire meglio un discorso piuttosto che un altro, qualcun altro perché aveva freddo e si cercato un posto più riparato. Ma il sistema circolare che ci racchiudeva attorno al tavolino non si è mai spezzato: non vi so dire come, ma eravamo uniti. Sarà stata l’intuizione magica del cancro, l’estremo amore della bilancia, la tensione misteriosa del gemelli, o i due ingenui sagittari. Tanto comunque nessuno di noi ci crede davvero, all’astrologia. Però a un certo punto è successo. Abbiamo cominciato a parlare di segni zodiacali. Delle affinità, dei nostri segni e di quelli che abbiamo intorno, con cui vorremmo spendere attimi preziosi. Il tizio sconosciuto si è rivelato un esperto in materia, allora la timidezza ha cominciato a lasciare il posto alla curiosità. La domanda ovvia che potevo porre è come funzionano i rapporti tra sagittario e capricorno, data l’insistente ripetizione di questo carattere tra le persone con cui mi frequento. Bene dunque, il tizio sconosciuto ha smesso di guardarmi negli occhi con fare malizioso e ha assunto un’espressione di competenza più simpatica: il capricorno e il sagittario vanno benissimo insieme, il sagittario questo…il capricorno quello…e poi quell’altro…se si sblocca poi…l’energia… etc etc
Come l’ho apprezzato! E come d’altra parte sono rimasta sbalordita dall’effettiva pertinenza di quello che ha detto con la mia situazione reale, e come è stato bello per una volta non parlare dei fatti ma di possibili e teoriche affinità o contrasti. E mi sono liberata. Con un’espressione di soddisfazione entusiasta mi sono sentita libera di parlare anche a questo sconosciuto con naturalezza, ed è stato a quel punto che è successo.
Si è ripresentato. “fino a prima mi avevi dato di te una pessima idea, adesso invece ti trovo simpatica”.

1 commento:

Nico ha detto...

ma questo non era un post programmato!!

firmato
l'altro sagittario ingenuo ;)