giovedì 3 giugno 2010

tremendi e distanti

Idee di indignazione, anime dolci a venire giù a dirotto come il cosmo come la pioggia, come queste lacrime che non trovano spazio perché non c’è spazio per capire nemmeno cosa si prova, dove sia il dolore, cosa sia la fatica di provare a toccare, ad esplorare il mondo con ingenua verità, con la libertà di dire sempre nient’altro che la verità, perché la realtà ha un significato sempre nuovo, ogni volta che annusiamo questo o quello, un fiore o una discarica, la seduzione del torbido e la gloria dell’eroico. Ogni mutevole azione, ogni sguardo e ogni soffio di vento, i sospiri accarezzano le foglie e il vento scivola tra le dita come se tutto avesse un’importanza precaria. Mutevoli gli sguardi sul mondo, stupita da tanto rumore, da tanto colore, tutti i suoni del mondo tutta questa velocissima giostra che mi fa vomitare, mi fa votare per scendere, mi fa voltare la faccia e guardare all’insù. Ricchi e appassionanti temi di filosofia. Vorrei potermi annullare tra il mouse e il computer, essere solo carta e aria e niente e nessuno e volare e osservare e non fare del male. Ma mi muovo con la grazia di un rinoceronte con il fiato corto e zoppo alla zampa posteriore sinistra, che non sa dove andare che ha perduto le staffe e la regina di cuori gli taglierà la testa e lui corre goffamente verso la salvezza rimbalzando sulla terra col suo peso imbarazzante…il peso dei nostri discorsi il peso dei nostri corpi il peso…ci disturba, ci inibisce, ci disegna, ci formalizza, ci manifesta, ci percorre, ci piega, ci ammazza. Amore amore amore amore amore amore amore… ma che cazzo vuol dire amore, e cosa significherà davvero amare. Quando ho studiato l’acciaio me l’hanno suddiviso in acciaio dolce e acciaio armonico. L’acciaio dolce è molto meno resistente dell’acciaio armonico. La dolcezza non resiste granché. L’armonia ha qualcosa di più sublime. È bello resistere come questi materiali a tutte le prove che cercano di piegarti, o di spezzarti, durante questa vita. La dolcezza e l’armonia, l’armonia come qualcosa di più, di sublime e di bello.  Il sublime come portatore in sé dell’essenza del terribile, bello che ti fa paura. Dove sta la chimica, dov’è la capacità di capire se la chimica è negli sguardi della gente, nei gesti e nelle parole…

Tremendi e tremanti anneriti e distanti
Sguardi ingialliti
Metafore disposte in fila nel vecchio comodino
Prendono e partono fanno un viaggio e ritornano
Tu temi gli sguardi che non si vedono al buio
E poi la luna sempre la luna
Piena o a metà
Mèta per un cuore a metà
Siamo distanti troppo distanti
Attente voci di pensieri pesanti
Tu io noi loro e…
Qualcosa.

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