lunedì 28 giugno 2010

nel frattempo

Se tu, poniamo, una sera, anche fosse questa sera, decidessi di chiamarmi verso l’una, mentre io ascolto la musica sul letto e quasi mi addormento dondolandomi su pensieri di materia astrofisica; se tu dicevo, mi chiamassi a quell’ora e io stupita ti chiedessi cosa c’è, e tu mi rispondessi che sei sotto al portone, che mi aspetti, allora io scenderei e ti verrei incontro baciandoti e partiremmo per una notte imperdibile a piedi, viaggiando sconosciuti nella città straniera, ci perderemmo per i vicoli, ci fermeremmo in ogni posto per baciarci, per tenerci tra la braccia e sentire i fianchi e le mani toccarsi, per scrutarci la pelle del viso e della guancia a quella distanza da microscopio, e scopriremmo stupefatti quanto siamo belli l’uno per l’altra, e continueremmo così fino all’alba.  
Fino a che la stanchezza non vincerà, noi incroceremo strade deserte e ci infileremo in pertugi improbabili a fare l’amore, ci sfioreremo i nasi e le labbra sfioreranno gli occhi più di una volta, e, ogni tanto ci guarderemmo stupiti. Stupidi che questa cosa stia accadendo. Adesso.

...

Come si racconta il calore di un corpo appoggiato ad un altro corpo?
Quel calore trasmesso nonostante i vestiti, quell'attimo di vibrazione erotica in cui tutto sembra poter succedere?
Ti vorrei raccontare questo calore, e il momento in cui si capisce, nonostante tutto e contro ogni logica.
Falliscono miseramente le ragioni della mente davanti a questo calore.
Pelle su pelle, mani nascoste tra le pieghe di una gonna, sono la stessa cosa, è una forza primordiale, e io sono impotente di fronte a ciò.

Nessun commento: