sabato 15 dicembre 2012

La leva calcistica del... del?


Stasera ho in mente la leva calcistica del…che anno era? Vabè era un’anno: ’83, ’67, ’86. Non fa differenza.

È una canzone di Francesco De Gregori e parla di questo ragazzino che deve tirare un calcio di rigore e che ancora è proprio un principiante, ma i grandi parlando tra di loro già prospettano che farà strada perché ne ha la stoffa, e l’anno successivo avrebbe indossato la maglia numero sette, che a me non ha mai detto niente perché il calcio proprio non mi piace, però ho sempre intuito che doveva essere un numero importante in qualche modo.
Insomma il nodo cruciale della canzone è un calcio di rigore che Nino (il ragazzino) deve tirare (a porta, suppongo). E Francesco (De Gregori) gli dice di non aver paura, che “non è mica da questi particolari che si giudica un giocatore”, ma che invece “un giocatore lo vedi dal coraggio, dall’altruismo, dalla fantasia”. E quindi insomma che è tutto il resto, allenamento compreso, che è importante, è il come ti muovi nel mondo e non il momento in cui tutti si aspettano qualcosa da te, che lì, in quel momento, devi essere sereno e tranquillo e non aver paura perché può anche andare male, ma non fa niente.
Però alla fine Nino tira il pallone e questo vola in mezzo al campo e tu lo vedi questo pallone che rotola, anzi ci stai sopra tu, che ascolti la canzone, ci stai sopra a questo pallone e dietro le spalle puoi ancora sentire la potenza del calcio di Nino e davanti a te tra il fango e la pioggia vedi la porta e vedi il portiere che sta lì e stai sempre più vicino e il pallone è lì che sta per essere preso dal portiere ma… il portiere non ce la fa, lo lascia passare. Ecco.
Io questa canzone ce l’ho scritta sul soffitto del mio letto, perché è un letto a ponte e a trenta centimetri sopra di me ho un piccolo soffitto di legno smaltato di bianco. Ci ho disegnato innumerevoli cose negli anni dell’adolescenza, dal cuore all’interno del quale io e Sara Zerlang (una ragazza danese che adesso ha pure un figlio) decidiamo di scrivere le cose importanti per noi e di sancire così la nostra indissolubile amicizia; oppure varie frasi impegnative sui grandi temi che affliggono l'umanità e che evidenziano (senza che io ci faccia troppi giri di parole) come mi masturbassi intellettualmente quando ero adolescente (ma forse mi succede pure adesso); oppure questo pallone da calcio disegnato approssimativamente e la frase “Nino non aver paura di tirare un calcio di rigore”.
Io sono dell’ ’86, tra quattro giorni compio 26 anni e un mese e due giorni fa mi sono laureata in Architettura. Il mio calcio di rigore.

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