Quanto celeste su questi
monti della mia terra. Questo agosto di terra, di pietre e di pochi arbusti. E quanto
è verde questa terra! Il bosco ci invita ad entrare con fare gentile. E noi
camminiamo. Camminiamo sui sassi, sulle foglie, sulla terra del sottobosco, tra
i rami dei lecci, ci fermiamo ogni tanto ad osservare un fiore raro, o una
farfalla dalle ali particolari. Altre volte si cammina invece in maniera più
incalzante, quasi di corsa, perché il sentiero è li davanti a te e ti porta a
percorrerlo, ti trascina in lui.
Ma che avessi sandali ai
piedi, o buone scarpe da montagna, non ho mai avuto paura di cadere. Quando sono
in città invece, e salgo o scendo le scale, mi sento sempre in equilibrio
precario e mi immagino rovinose cadute e ruzzoloni.
Dubito di me stessa tutti
i giorni in cui mi muovo nell’artificialità dei palazzi costruiti, delle scale
in cemento, ma non ho un solo istante di paura quando scivolo sopra una foglia
del sottobosco, perché subito riprendo equilibrio e ricomincio a correre, a
volare, tra gli alberi e le nuvole.
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